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Mukuru la perfiferia della speranza...

Siamo a Mukuru, “la discarica”, una collina davanti a Korogocho nella periferia di Nairobi, affollatissima capitale del Kenya. Qui ogni giorno centinaia di camion scaricano i rifiuti della capitale. Qui ogni giorno migliaia di persone – le più povere e disprezzate, ultime in questa classifica della sofferenza – si tuffano tra le immondizie per raccogliere tutto ciò che può essere recuperato, riutilizzato, venduto. Vivono così, fino al tramonto. Di notte si ubriacano, affidando all’alcool il compito di rendere sopportabile tanta disperazione.  In questo quartiere vivono più di 100 mila persone, con un tasso di sieropositività che supera il 50%, molti sono giovani.

Le “case”, piccole baracche con spesso una sola stanza dove intere famiglie (anche 15 persone) “sopravvivono”. L’elettricità non esiste, le fogne sono a cielo aperto, i rifiuti abbandonati per strada, le abitazioni attaccate tra di loro, un tasso di criminalità altissimo. 

Suor Lucy Muchwe, della Congregazione delle Piccole Figlie di San Giuseppe è responsabile dell’Health Centre Baldo Ippolita con un dispensario ed una scuola. Nella scuola elementare studiano tanti bambini, le aule, i servizi igienici e la cucina sono stati parzialmente ricostruiti permettendo ai ragazzi una migliore pulizia del posto (si pensi che prima le aule erano

capanne con a fianco fogne a vista che straripavano nella stagione delle piogge inondando le aule e causando malattie tra bambini).                                                                   

 «Le mamme» - ci dice suor Lucy - al mattino si mettono i bambini in spalla e li portano per la fisioterapia e per il nutrimento. Così possono andare a lavorare come lavandaie nel centro di Nairobi. Si tratta soprattutto di donne senza marito con altri figli a carico, immaginate  in quale stato di povertà vivono».

 In questi ultimi anni gli investimenti da parte del governo ed una maggior presa di conoscenza da parte degli abitanti, hanno portato a dei miglioramenti nella comunità ma rimane ancora tanto da fare, serve tutto anche il tuo piccolo contributo per aiutare chi, ogni giorno, è costretto a fare i conti con una quotidianità complicata.

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